Dopo due tentativi falliti, successivi all’accordo politico raggiunto il 14 dicembre 2023, il Consiglio dell’Unione Europea ha approvato, lo scorso 15 marzo 2024, la tanto attesa Direttiva Corporate Sustainability Due Diligence (“CS3D”). Ora spetta al Parlamento europeo approvare il testo concordato, ma dovrebbe trattarsi di una mera formalità.
La CS3D stabilisce obblighi di due diligence e di governance che avranno un ampio impatto sulle società rientranti nel suo ambito di applicazione, europee e non europee che tuttavia operino in Europa, nonché sulle imprese, anche di minori dimensioni, collocate lungo la filiera produttiva e distributiva. La direttiva è parte integrante del più ampio pacchetto di misure incluso nel “Green Deal europeo”, che comprende altresì la direttiva 2022/2464/UE sulla rendicontazione societaria di sostenibilità approvata nel 2022.
Il Consiglio dell’Unione europea ha adottato un testo significativamente modificato rispetto a quello del dicembre 2023.
Gli aspetti principali su cui si sono concentrate le modifiche includono, per un verso, l’ambito di applicazione della direttiva: le società extra-UE (incluse società madri di un gruppo) devono conformarsi alla direttiva “CS3D” se hanno più di 450 milioni di euro di fatturato netto nell’UE in ciascuno degli ultimi due esercizi annuali consecutivi; le imprese dell’UE saranno tenute a conformarsi se raggiungono queste stesse soglie e hanno in media più di 1.000 dipendenti a tempo pieno.
Si prevede inoltre un periodo graduale di adeguamento alle previsioni della direttiva, la cui durata varia dei tre ai cinque anni dall’entrata in vigore della CS3D, in funzione delle dimensioni delle imprese interessate.
Le società rientranti nel perimetro di applicazione della CS3D devono rispettare una serie di obblighi, tra cui l’esecuzione della due diligence sui partner commerciali sia a monte che a valle; il monitoraggio e la valutazione degli effetti negativi attuali e potenziali delle loro attività e di quelle della loro catena di fornitura; l’implementazione di strutture di governance con procedure di coinvolgimento degli stakeholders; l’attivazione di procedure di reclamo aperte a terzi; l’approntamento di piani di transizione per la mitigazione del cambiamento climatico.
Gli Stati membri saranno inoltre tenuti a consentire azioni di responsabilità da parte dei terzi danneggiati nei confronti delle società destinatarie degli obblighi di due diligence. La responsabilità presuppone mancanze intenzionali o colpose che abbiano causato danni a interessi legalmente protetti ai sensi degli ordinamenti nazionali.
Gli Stati membri dovranno conferire a un’Autorità nazionale di regolamentazione, di nuova istituzione o già esistente, il potere di far rispettare la CS3D, con possibilità di irrogare sanzioni fino al 5% del fatturato netto mondiale dell’impresa.
Silvia Corso, 19 marzo 2024
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